88 trame

88 trame - le costellazioni

Le 88 costellazioni del cielo ordinate in schemi regolari

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Le 88 costellazioni del cielo ordinate in schemi semi-regolari

costellazioni pret à porter

Le 88 costellazioni del cielo ordinate in schemi irregolari

installazioni site-specific

L'entanglement universale a grandezza d'uomo


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"... 88 trame è dunque una rielaborazione dell’universo, concepita come un ambiente sinestetico fatto di materia, luci, ombre, suoni e silenzi..."

Claudia Fiasca e Teresa Buono per 88 trame, Whitecubealpigneto 2013

Trovare schemi regolari e forme familiari in immagini disordinate - Pareidolia - è una tendenza istintiva e quasi automatica dell'uomo. 

Nel corso della storia l'uomo ha dato un ordine, una catalogazione agli astri, raggruppandoli prima in asterismi e poi in costellazioni vere e proprie, tant'è che il termine Constellatio (dal latino cum + stellatus, raggruppamento di stelle) viene coniato solamente nel 1265, ma in sé il concetto di costellazione non esiste.

La convenzionalità è dovuta ad un'illusione prospettica data dal punto di osservazione terrestre che non permette di percepire lo spazio come tridimensionalità, appiattisce le distanze tra gli astri e disegna in cielo immagini e figure associabili alla mitologia, ad eroi del passato, ad animali o oggetti di uso comune, da cui la loro denominazione.

Oggi con il termine costellazione non si intende più la figura immaginaria visibile nel cielo, bensì una porzione di cielo, un'area ben definita contenente un determinato gruppo di stelle.

 

Secondo la meccanica quantistica due oggetti anche se spazialmente distanti tra loro, sono uniti da una connessione che li rende dipendenti gli uni agli altri, una sorta di microscopica interconnessione universale, detta entanglement, in cui lo spazio presente tra le varie particelle non è in grado di annullare la loro interconnessione: anche un'enorme quantità di spazio non indebolisce l'interdipendenza quantistica.

Secondo alcuni ciò significa che "ogni cosa è correlata con le altre", che siamo tutti collegati da un sottile, invisibile ed eterno filo argenteo attraverso cui possiamo sentirci intrinsecamente correlati gli uni agli altri, ma grazie al quale possiamo anche sentirci parte di un Tutto, un'insieme molto più grande di noi e molto più vasto di ciò che la nostra mente è in grado di considerare razionalmente.

Sebbene l'entanglement non sia oggi considerato molto rilevante a scala macroscopica, se non in casi del tutto particolari e complicati, ha avuto una posizione senz'altro di rilievo nella formazione dell'universo e nel momento perciò in cui ogni cosa era infinitesimamente più piccola di quello che è ora.

Lo spazio, come affermò Einstein, non è fisso e immutabile, ne statico e immobile, ma è un entità mutevole, plastica ed elastica. Io oserei dire, che lo spazio si comporta quasi come un' essere vivente: si muove, cresce e si deforma, si adatta ai cambiamenti ed è un essere pieno di deformità e incongruenze, che viste al microscopio appaiono come i primi semi per la formazione dei grandi corpi celesti a noi conosciuti, come ad esempio le galassie. Queste deformità sono come dei nei in una pelle troppo perfetta e sono ciò che rende così affascinante quest'universo sempre in continua espansione.

"La competizione col cosmo, cercando di carpirne i segreti, essendo dunque più capaci, è vecchia quanto l’uomo. Nella storia dell’umanità c’è stato un continuo allontanare confini del sapere, e un infaticabile trascrivere, attraverso tracce e mappe, l’universo che ci circonda. Per ogni tentativo effettuato con successo, ogni volta che abbiamo l’impressione di aver capito il mondo, sorgono geometrie, schemi, diagrammi che illustrano il sapere acquisito. In verità contemporaneamente sappiamo che è caduta una cortina protettiva, e, in fondo, siamo ancor più indifesi. Così comprendere la natura genera anche tristezza, perché in questo modo la quantità di mito e di illusione si assottiglia. Trovo questa mirabile contraddizione nell’opera di Nicole Voltan..."

Paolo Aita per ARTE E CRITICA, Febbraio 2013
http://www.arteecritica.it/NOTIZIE/2013/notizie-febbraio-02.html

"La comprensione dell’Universo nei termini cosmologici o filosofici, se si escludono puri atti fideistici che auto-assolvono il problema in sé, è incomprensibile o meglio irrisolvibile per sua stessa natura. Nella storia, non appena l’uomo ha creduto di capire tale Universo e di tracciarne i confini, questi sono stati successivamente ribaltati, disattesi e spostati altrove. Questi limiti sono mutati non solo nel concetto di espansione fisica, e quindi di una dimensione fisica misurabile, ma anche nella nozione di spazio-temporalità einsteniana, quello di “universo statico”, superato a sua volta da quello di “universo stropicciato” di Jean-Pierre Luminet, dalle stringhe quantistiche di Gabriele Veneziano e dalle superstringhe di Brian Greene con la sua teoria di“universo elegante”: e tuttora siamo sempre in attesa di nuove conoscenze, di confini e di pensieri che ne riassumano l’essenza stessa, le ne svelino la natura.

Come un essere umano che insegue invano la propria ombra correndo con il sole alle spalle, pare che ci sia una stretta correlazione tra l’espansione del pensiero umano non misurabile con alcun criterio fisico e quello della comprensione ultima dell’Universo. Questa concetto è simile all’intimo processo osmotico in cui l’esperienza dell’intelletto viene immediatamente travasata da una dimensione astratta ad una fisica. Del resto, possiamo sempre cercare una relazione tra l’infinitamente grande con l’infinitamente piccolo. Ebbene, le costellazioni rappresentate nelle opere di Nicole Voltan (Mestre, Venezia, 1984) sussistono nella nostra galassia formata da un numero di stelle stimate intorno a circa 200 miliardi: un infinitamente grande sistema con confini fisici inimmaginabili. Viceversa, il numero delle cellule che costituiscono il tessuto nervoso di un cervello umano – ossia i neuroni – variano dai 10 ai 100 miliardi (perché anche il cervello, come l’universo, tende a crescere/espandersi nelle cellule che lo compongono per tutta l’esistenza della persona). Considerando, poi, che ad ogni neurone corrispondono almeno 100mila sinapsi – ossia connessioni con altre cellule muscolari, sensoriali e con le ghiandole endocrine – si arriva a numeri davvero importanti e di difficile assimilazione per l’uomo, così come è difficoltoso immaginare, data l’esperienza contenuta di ciascuno di noi, dimensioni fisiche così grandi come le costellazioni.

In questi continui rimandi tra l’infinito in numeri elevati al positivo a decine di zeri e numeri elevati al negativo a decine di zeri, si può trovare l’intimo processo tra il pensiero dell’artista che si confronta con il sistema-costellazione. I lavori della Voltan sembrano proprio seguire questa relazione:

 

“Secondo la meccanica quantistica due oggetti anche se spazialmente distanti tra loro, sono uniti da una connessione che li rende dipendenti gli uni agli altri, una microscopica interconnessione universale, detta Entanglement, che si propaga conseguentemente anche a scale maggiori, fornendo le basi per la nascita dei grandi corpi celesti a noi conosciuti”.

 

L’artista crea, così – supportata dall’uso di un’algida luce generata da stip led - trame sottilissime come connessioni che riproduce collegando aghi corrispondenti a corpi celesti di maggiore o minore magnitudo, ovvero luminosità, che altro non sono, in una scala infinitesimale, le sinapsi che avvengono nel cervello umano congiungendo tutta la rete neuronale. Il cervello umano, quindi, come galassia, riproduzione ridotta di un sistema “che tende all’infinito”.

 

Ecco, così che il processo dell’infinitamente grande si perpetua e si realizza nell’infinitamente piccolo nella nostra scatola cranica che è l’unica vera dimensione fisica calcolabile in sviluppo e peso ma non nella profondità e nei recessi del pensiero: così come l’universo si cela e sfugge nella sua più misteriosa insondabilità.

 

Un ultimo sguardo di relazione va anche rivolto alla teoria reichiana della “superimposizione cosmica”: la forza , cioè, che William Reich individuò nell’atto sessuale comune anche nella creazione della materia e delle galassie, come principio funzionante condiviso dal vivente e dal non vivente. E’, questa, la modalità di funzionamento dell’energia orgonica cosmica che è sintropica e non entropica, cioè crea ordine ed organizzazione (geometrie e, appunto, trame) e non appiattimento e livellamento, quindi non morte termica o stasi.

 

Questo lavoro realizzato dopo lo studio delle costellazioni pone quindi la Voltan nel campo della ricerca che vede l’essere umano scegliere la conoscenza percorrendo simultaneamente la strada dell’Arte e la strada della Scienza in una brillante sintesi. A completamento della personale che si è chiusa l’8 marzo scorso alla romana Galleria Whitecubealpigneto (che prossimamente prenderà il nome di LaStellina Artecontemporanea), la giovane artista ha prodotto un libro, anch’esso sintesi di un percorso legato alla conoscenza attraverso l’approccio scientifico metabolizzato poi grazie a un metodo autoriale sottolineato della poetica – come la stessa Voltan precisa – “dell’Arte del fatto a mano” come arcaica forma femminile del tessere considerata “una vera e propria forma d’arte, di sapere, pratica utile per pensare, meditare, tramare” .

"Nicole Voltan, Trame, Luce e Infinito" di Paolo di Pasquale per ART A PART OF CULT(URE), 11 marzo 2013
http://www.artapartofculture.net/2013/03/11/nicole-voltan-trame-luce-infinito/

"Tante stelle creano il cosmo, frammenti di infinito le raccontano. L’arte è una trama che ci unisce, da cui siamo catturati e di cui ci sentiamo inconsapevolmente parte. L’astronomia secondo Nicole Voltan, fino al 28 febbraio da Whitecubealpigneto.

 

Otto/otto come le opere esposte, come il simbolo dell’infinito, come il numero delle costellazioni riconosciute dall’UAI – Unione Astronomica Internazionale. Un viaggio nel cosmo con Nicole Voltan (Mestre, 1984; vive a Roma): minuziosi ricami danno vita a metamorfosi astrali, narrate in forma libera, quasi un gioco di luci e ombre illusorio, metafisico, apparente. Partendo dal concetto di instabilità cosmica, l’artista disegna stelle che, come aghi, tessono un ricamo dall’infinità varietà di forme. Appassionata di scienze, ha saputo unire la passione e lo studio alla creatività, fondendole. Trame celesti, illuminate al led, su tavole di legno cosparse di malta micacea. E come sottofondo, melodie e suoni creati dall’artista stessa. Un gong scandisce i momenti di riflessione e le note al pianoforte sottolineano i tempi creativi. Il mondo agli occhi di Nicole Voltan è davvero un firmamento di intrecci e forme senza fine."

"Costellazione Voltan" di Michele Luca Nero per ARTRIBUNE, mercoledi 20 febbraio 2013

http://www.artribune.com/2013/02/costellazione-voltan/

"Non bisogna confondere la mappa col territorio, come ammoniva G. Bateson: però, quando il territorio è l’inconoscibile immensità, tra essa ed i segni che la identificano su una certa porzione di spazio più controllabile si stabilisce una relazione misteriosa, carica di segrete corrispondenze baudelairiane. In Via Braccio da Montone 93, alla rinomata galleria La Stellina Arte Contemporanea (già Whitecubeal Pigneto), dal 23 Gennaio 2013 all’8 Marzo è stato in mostra l’ambiente site specific creato da Nicole Voltan assecondando il genius loci dello spazio cubico bianco della galleria. Dopo “Sistema Entropia”, l’artista veneta, adusa a confrontarsi con tematiche che intrecciano Arte e Scienza, si ripropone al pubblico romano con un progetto di respiro incommensurabile: con le sue 88trame, qui si viene ricondotti, a rischio di verti-gini, alla consonanza segreta tra noi umani, l’8 dell’infinito, e l’88, numero delle costellazioni riconosciute dall’Unione Astronomica Internazionale. Nicole Voltan, ripercorrendo con volontà demiurgica le traiettorie dello sguardo degli antichi uomini, che collegando quelle luci lontane individuarono le proiezioni, le effigi dei loro miti, tesse metonimicamente il Cosmo, ricamando materialmente su supporti ricoperti di mica come se fosse stardust, usando aghi, seta e le misure proporzionali fornite dagli astronomi, strutture a cui possiamo legarci solo proiettandoci verso l’assoluto. Eppure la sfida è vinta, perché la minuziosa tessitura – con gli aghi puntati sul supporto come sottilissimi dolmen alieni fissi sulla superficie di un suolo extraterrestre – ci consente di sentirci in connessione con l’estremamente piccolo di quei fili – inondati dalla luce radente, magica, di strip led – e con l’estremamente immenso, l’incredibile disegno ravvisabile negli spazi profondi. Si tratta infatti di un ambiente immersivo, sia pure composto da pezzi acquistabili singolarmente, in cui la sinestesìa è stimolata da un peculiare uso della luce, che guida e incrocia appunto il raggio dei nostri sguardi sussurrando il silenzio delle apparizioni nella penombra del raccoglimento. I confini fisici minimali tra gli elementi dell’opera si espandono metaforicamente in favore di una ragnatela argentea che fornisce punti di riferimento poetici felicemente accettati dallo spettatore reduce magari dalle ruvide opacità quotidiane.

 

Anche il suono, articolato in una partitura concepita ad hoc, “8 minuti-luce”, con discreta grazia intrattiene il fruitore in una dimensione ipnotica di innegabile malìa metafisica, racchiusa nella contemplazione spirituale di ciò che è stato reso raggiungibile grazie ad un prodigio di sensibilità. Una sensibilità squisitamente femminile che si è spesa in un lavoro artigiano antico dotato di una nobiltà riconducibile ai miti dell’antichità classica, tant’ è vero che, durante l’inaugurazione, la voice off di Marika De Chiara è intervenuta a sovrapporre un altro etereo strato di senso recitando l’incipit de “Le Metamorfosi” di Ovidio. D’ altronde tra le chiavi di lettura dell’opera c’è anche l’analogia tra la Voltan ed il mito classico della fanciulla Aracne, capace di sconfiggere la dea Atena nella tessitura a costo di una punizione da scontare per l’eternità, quella di essere tra-sformata in un ragno, un “Aracneide”, appunto. Ma Voltan è come se avesse di nuovo incarnato in fattezze umane la fanciulla e le abbia permesso di tracciare la sua personale via verso le stelle, ricongiungendo i contorni di tutti i miti del firmamento, ad onta della scorretta avversaria divina.

 

La mappa dunque assomiglia al territorio, e non ne è del tutto separata (l’antropologo Gregory Bateson era già caro all’artista dai tempi della partecipazione di Nicole alla rassegna del 2012 ”Punti di ancoraggio/ Ecology of Mind”) e questo si avverte sia osservando il telo bianco unito da più giunzioni su cui Nicole ha riportato, con un tratto anche calligrafico, i confini delle volte celesti punteggiate dalle stelle più lucenti, e sia contemplando, sul soffitto, la striscia racchiusa da due perimetri ottagonali concentrici e anch’essa segnata dalle connessioni astrali tra gli aghi, che hanno – si ammiri la parascientifica e soave maniacalità – diversa lunghezza, proporzionalmente alla diversa magnitudo (lucentezza) delle stelle. Quest’opera in particolare appare un po’ come uno stargate, una porta dimensionale tra due diversi punti dell’universo, (si veda il film “Stargate” di Roland Emmerich del 1994), materializzazione della connection dialogica tra micro e macro. Questo set di opere create con sapienza e finezza della giovane artista di Mestre è dunque in grado di farci sentire parte di una linea evolutiva che allinea in una prospettiva coerente le storie “di antichi saperi, di miti e credenze da sempre attribuiti alla sfera celeste ed ai suoi corpi luminosi” (come si legge nel testo critico, molto partecipe, di Claudia Fiasca e Teresa Buono) ed il palpito lontano, il pulsare magnifico ed ineffabile delle stelle. Inoltre, la percezione estetica di opere come 88trame ha in generale la facoltà di riconciliarci con tutti quei sottili aspetti magici del mondo che passano per la cruna di un ago, ma anche quella di guarire le lacerazioni della “struttura che connette” (Bateson) e di saldare empaticamente ognuno di noi a quell’alterità a volte così astralmente distante che è rappresentata dal suo prossimo. Infatti, considerando la complessità insondabile a livello micro, quella delle nostre connessioni neurali, è richiesto un afflato olistico sia per cogliere il senso delle distanze cosmiche, sia, paradossalmente, per riconoscerci nell’altro, sempre così “diverso”, e tessere – metafora quanto mai attuale – il nostro net di relazioni.

Chi volesse poi conservare a futura memoria il sostrato di informazioni, calcoli astrali e progettazioni e indagini necessarie per produrre, al termine di un anno di lavoro, queste lastre luccicanti alla malta micacea, può acquistare, al prezzo eccezionamente scontato di 40 euro, un catalogo di cui ogni copia è personalizzata dalla presenza di un ago appuntato sull’ultima pagina, ciascuno in un punto diverso. Questo libro d’artista, raccoglie tutti gli studi preliminari a quest’opera di Voltan ponendosi al contempo anche come un compendio di mitologia stellare."

"Voltan, le trame che (ci)connettono all'ineffabile" di Il 7 Marco Settembre per Pronews, 1 maggio 2013

http://www.pronews.it/2013/05/01/voltan-le-trame-che-ci-connettono-allineffabile/

"In nova fert animus mutatas dicere formas Corpora”, ovvero, “A narrare il mutare delle forme in corpi nuovi mi spinge l'estro”, scriveva Ovidio nell’incipit del Libro Primo della Metamorfosi e proprio a questa frase sembra essersi ispirata Nicole Voltan nella sua mostra personale, “88 Trame”.

Il numero otto, simbolo dell’infinito, compone un percorso che si snoda dal nome dell’evento, (in cui si richiama il numero ottantotto, corrispondente al numero delle costellazioni riconosciute dall’Unione Astronomica Internazionale), sino alle otto opere esposte, che propongono un viaggio tra le stelle, attraverso il lavoro minuzioso e paziente della giovane artista.

Nicole Voltan tesse il cosmo: le trame cosmiche sono ricamate, con amore e dedizione, formando una ragnatela che cattura il visitatore.

“Fin da piccola mi sono appassionata alle materie scientifiche e all’arte del cucito. A sette anni ho dato vita alla prima sfilata insieme ad altre amichette, con abiti annodati e legati con spille da balia”,racconta Nicole, che prosegue“ mia madre ha sempre ricamato ed io lo facevo insieme a lei. Inizialmente come un gioco, in seguito ho capito che è come un esercizio di meditazione in cui l’attenzione ed il ripetersi dell’azione, permettono di rilassarsi”.

Nicole Voltan ha creato la metamorfosi dell’universo, narrandola in forma libera e con basi scientifiche. Un impianto totalizzante, in cui le opere afferrano il visitatore tra luci ed ombre per condurlo in un viaggio unico dove l’illusione, l’apparenza si uniscono alla realtà astronomica e fisica. In pochi istanti si perde e riconquista la verità del mondo.

Ogni quadro ha in sé una storia, i processi delle singole metamorfosi astrali, estremamente diverse nelle dimensioni e modalità. L’artista ha analizzato la teoria per poi metterla in pratica, partendo dall’instabilità cosmica e delle forme. Un universo meraviglioso che non sfugge ai codici del mondo reale ma li proietta nella dimensione dell’immaginario; stelle come aghi che sapientemente tessono il ricamo del cosmo. Nicole crea funzioni polivalenti che da un lato riflettono l’attività monolitica della realtà e ne rafforzano l’identità, dall’altro spiegano retrospettivamente l’infinita varietà delle forme e materiali conservando la memoria della storia e della scienza. Un artista dall’indole scientifica e analitica unita ad un animo sensibile, una donna che osserva, studia, analizza e crea riproduzioni artistiche della natura terrestre e celeste.

La sua vena artistica è poliedrica e multiforme e spazia dalla pittura alla scultura, passando per la realizzazione di video.

“ La mia infanzia è stata accompagnata dalle collezioni di minerali di mio padre e la scoperta di libri di scienze. Quel che sono lo devo anche alla tendenza creativa della mia famiglia”, racconta Nicole Voltan, “ ad esempio, attraverso la realizzazione di un quadro che raffigura due vasi comunicanti, ho trovato l’ispirazione e lo slancio per approfondire diversi fenomeni. Ormai è normale chiedermi come avvengono certi processi, certe forme e realizzare le mie opere”.

Un’immersione di corpo e mente per sentire la vita dell’universo e darle voce attraverso l’arte.

“L’arte deve essere comunicativa, non solo estetica, personalmente nelle mie opere cerco di raccontare ciò che abbiamo studiato e poi dimenticato”, afferma l’artista veneta.

Entrando nello spazio indaco del whitecubealpigneto, si coglie l’essenza delle sue parole, attraverso le costellazione di aghi e filo illuminate al led, poggiate su una tavola di legno ricoperta di malta micacea. In sottofondo le note creata da Nicole. 

“L’alternarsi della melodia sta a scandire il tempo della creazione, il gong è come un respiro per la riflessione, il pianoforte invece rappresenta il momento dell’ispirazione”, spiega la Voltan. Uno stile particolare e impareggiabile, frutto di dedizione e meticolosità. Dagli “uccelli del cielo” agli “animali mitologici”, è un susseguirsi di stelle che insieme creano il cosmo, un frammento di infinito.

“L’arte è una trama che si unisce”, afferma Rossella Alessandrucci, gallerista del Whitecubealpigneto. 

“Una trama da cui siamo catturati e di cui ci sentiamo inconsapevolmente parte”, concludono nel testo critico “Il mondo agli occhi di Nicole Voltan”, le autrici Claudia Fiasca e Teresa buono.