Exalt the Past

ATROLABIO

EXALT THE PAST

ALIDADA


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Il passato, le tradizioni, le origini, sono divenute obsolete, e mano a mano che passano le epoche nascono nuovi metodi, nuovi strumenti di osservazione e nuovi nomi per catalogarli.

Invero ogni antico strumento di misurazione è tutt'oggi all’origine della tecnologia odierna.

E viene fuori così che l'essenza dell'attuale astronomia, a cui concorrono anche altre discipline che hanno permesso all'uomo di non perdersi nell'orientamento geografico, si basa su scoperte di duemila anni fa, su trattazioni astronomiche quasi del tutto dimenticate.

Anche la conoscenza del cielo come metodo di orientamento è andata perduta.

L'astrolabio, le mappe stellari Sumere, il calendario maya, la meridiana, l'orologio.

Figli di diverse generazioni, di secoli di conoscenza, di nobili studi tramutati in decorazioni da mercatino, oggetti ormai vuoti senza significato alcuno, superati e morti; la loro preziosità, l'elaborata concezione non solo scientifica, ma anche artistica delle forme, di quelle linee più contemporanee dell'odierno.

Restano oggetti perduti in un mondo di metallo e artificio, privo di personalità e quasi già superato.

Ma nonostante cambino gli strumenti di osservazione, cambino le generazioni di scienziati e filosofi, le domande che l'uomo pone al cielo sono rimaste le stesse....

"Quando gli antichi alzavano lo sguardo verso la volta celeste, non vedevano ciò che vediamo noi oggi.

Le stelle si muovono, nascono, muoiono; lo spazio muta, come una trama in continuo sviluppo, e con esso cambiamo anche noi, ci adattiamo alle nuove scoperte scientifiche perdendo sempre più quella spiritualità che vedeva negli astri grandi divinità e magie. Quando gli antichi alzavo lo sguardo verso la Notte, vedevano trame ardite e complesse, che associavano ad animali mitologici, mostri, eroi, ma sopratutto dei, in grado di scagliare la loro ira sulla terra e sui suoi mortali abitanti, provocando malattie, carestie, terremoti o facendosi promotori delle loro fortune.

A questi eventi terrestri veniva trovata una vera e propria corrispondenza divina, tale che, persino i sovrani sottostavano al volere degli astri, i quali determinavano un vero e proprio rapporto di causa/effetto sulle azioni terrene.

Fu così che il cielo si popolò di astri buoni e cattivi, favorevoli e sfavorevoli, i cui effetti sull'uomo e sulla natura, erano spesso inevitabili, ma talvolta prevedibili.

L'astronomia divenne poco a poco un vero e proprio culto, un sapere unico, a metà strada tra religione e conoscenza, i cui segreti erano ben custoditi da una ristretta cerchia di persone, i sacerdoti, che temevano di perdere quel potere, quel controllo e quella posizione sociale che donava loro un alone di mistero e magia. 

 

La scienza come astronomia si può dire che abbia origine fin dai primi insediamenti fissi umani e sopratutto con la comparsa dell'agricoltura come metodo di economia rurale, ovvero nel Neolitico. Si cominciò ad osservare più attentamente il cielo per comprendere la ciclicità di determinati eventi, come la levata del Sole e le fasi della Luna, e a cercare di capire meglio gli effetti che le stagioni avevano sui cambiamenti climatici e sulla temperatura.

I primi segni ritrovati di calcolo del ciclo lunare risalgono fino al Paleolitico francese, ciò significa che fin dalla preistoria, l'uomo era abbastanza intelligente e attento per prestare attenzione a ciò che il cielo poteva nascondere.

Il primo vero calendario annuale, invece, fu redatto successivamente la scoperta dei solstizi (termine che letteralmente significa “arresto del Sole”) e degli equinozi, scoperta che è stata attribuita agli Egizi, ma il cui calcolo prevedeva solamente 360 giorni e non 365.

I Sumeri (2000 a.C.), i Babilonesi (700 a.C.) e le popolazioni della Mesopotamia, furono i primi ad osservare e a catalogare il cielo, o almeno quella frazione di cielo attraversata dal Sole, dalla Luna e dai pianeti.

Le dodici costellazioni zodiacali collocate lungo l'eclittica, ovvero lungo la traiettoria annuale del Sole, furono quindi scoperte in epoca molto antica.

Geruvigo nel 200 a.C dedusse dagli antichi studi dei Caldei, la prima vera carta del cielo conosciuta, che raggruppava 45 figure in Asterismi, ovvero delle zone del cielo distinguibili facilmente per delle figure geometriche molto semplici come triangoli o quadrati.

Ipparco, che fu il primo vero catalogatore della storia, grazie ai suoi studi astronomici pose le basi per la stesura del trattato Almagesto di Tolomeo (150 d.C.) in cui compaiono le prime 48 costellazioni classiche, tramandate fino ai giorni nostri. Da allora fino al 1500 circa, vari astronomi scoprirono altre 40 costellazioni per lo più collocate nell'emisfero australe e nel 1603 Johann Bayer propose il primo vero atlante del cielo, l'Uranometria, che oltre a descrivere le posizioni di più di 2000 stelle, comprendeva le costellazioni di Tolomeo, i cieli di Geyser e introduceva l'alfabeto greco per indicare le stelle più brillanti.

Nel tempo alcune costellazioni furono rinominate, inglobate in altre, oppure scomposte, come avvenne per esempio ad Argo Navis, suddivisa poi in Carina, Puppis e Vela oppure a Scorpius le cui chele furono cedute a Libra. Altre invece furono dimenticate, come Pleiadi e Iadi, un tempo considerate costellazioni, oggi solamente Asterismi"

 

 

"A Roma nel 1922 L'Unione Astronomica Internazionale fissò il numero di costellazioni a 88, definendo definitivamente i confini e le aree delle varie costellazioni..." 

88 trame, libro d'artista realizzato in 40 copie rilegate a mano dall'artista, 2013

Exalt the Past / Survive the Future

"Percepire lo spazio tridimensionale, sferico, roteante su se stesso e attorno al sole; ordinare il moto caotico delle stelle e dei pianeti, calcolando l'astronomia; capire la meccanica di movimento per orientarsi in esso, per direzionare il movimento.

Dare un senso allo spazio osservabile, comprenderne la geografia e la morfologia, sia essa terrestre o celeste, definendo teoremi o postulati filosofici a cui riferirsi, è da sempre stata una sfida per l'uomo.

Fin dall'antichità l'uomo ha tentato di prendere coscienza della sua posizione in tale spazio, creando delle mappe, degli itinerari futuri in cui le distanze appaiono accettabili per la mente umana, forse per riuscire a collocarsi razionalmente all'interno di esso, per poter vedere dov'è stato e dov'è diretto.

Recenti studi hanno dimostrato che il senso dell'orientamento è innato fin dalla nascita. Esistono delle cellule di posizione, e altre simili, che permettono alla mente umana di comprendere attraverso l'intuizione, la porzione di spazio in cui ci troviamo, definendo tale spazio attraverso dei punti di riferimento visivi che agiscono non solo sul movimento previsto, ma anche sulla memoria, ricordandoci attraverso essi anche il nostro percorso passato.

Non sempre abbiamo punti di riferimento, non sempre questi punti sono visibili. Come ci orientiamo se non abbiamo ciò a cui riferirci?

Se invece dall'altro lato quei punti si dovessero spostare all'improvviso?

Ebbene si, essi si spostano. Continuamente.

Siano essi pareti, edifici o continenti.

L’errata interpretazione del concetto di Scienza come entità premonitrice del futuro in grado di saper controllare ogni fenomeno naturale, ci ha portati a sederci a tavolino con la convinzione di poter decidere il futuro, ma in verità nessuno studio e nessuna idea possono dominare la natura imprevedibile delle cose.

La scienza ci può svelare il futuro solamente individuando delle connessioni tra “ciò che è stato” e un eventuale “ciò che sarà”, proponendo teorie, ma non certezze.

Nonostante questa consapevolezza, abbiamo la necessità incontrollabile di tentare l'impossibile: prevedere per determinare il futuro, in modo da essere preparati ad affrontarlo.

Questa volontà, simile molto ad un innato istinto di sopravvivenza, ci ha condotti all'esigenza di trascrivere ogni cosa per poterla rileggere, rivedere, rielaborare a nostro piacimento.

Nell'archivio della memoria nulla è senza nome, ogni cosa ha il suo posto e se questo posto cambia, è in conseguenza di altri schemi, altre memorie.

Non ne siamo consapevoli, ma facciamo ogni giorno tabula rasa del nostro passato per mettere ordine e trovare la giusta collocazione all’ignoto.

Decidiamo in che modo spartirci la terra, suddividendola in piccole porzioni rivendicandone continuamente la proprietà, sapendo comunque che la Terra è viva, che cambierà forma, le regioni si frantumeranno. Decidiamo in che modo spartirci il cielo come se fosse un campo di battaglia, tanto che l’ONU delle costellazioni, ovvero la IAU - Unione Astronomica Internazionale, nei primi del Novecento, si sedette a tavolino per stabile che stella aggiungere, o togliere, a quella o quell’altra costellazione.

Ci divertiamo a prendere possesso delle stelle come fossero fisse, stabili, ma invece tale è il movimento delle cose, che ogni tentativo è solamente un palliativo alla realtà. Basti pensare che in un certo senso tutto ciò che viviamo è già accaduto. La luce stessa che vediamo in un istante ha miliardi di anni e ciò che studiamo nello spazio è già accaduto, è passato.

Da qui l’inganno. Davanti ad ogni fenomeno naturale l’uomo ha il potere solamente di osservare, registrare e descrivere, ma nel momento stesso in cui egli trascrive, applicando uno schema razionale, ha in verità già perso.

Se tutto cambia, come è natura che sia, allora ci re-inventiamo un modo per ri-elaborare e ri-catalogare le nuove informazioni, spostandole e modi ficandole secondo un nuovo schema.

In un eterno ciclo continuo, dove la somma delle conoscenze si amalgama a tal punto che l'origine, l'inizio della matassa, è perduto.

 

 

Specchio della coscienza di me il cielo, vasto e sconosciuto ancora mi dirige, mi muove, mi comprende.

Ho dentro di me la conoscenza che

porta la direzione della destinazione, ma la cerco comunque nelle stelle, come se queste possano descrivermi

punto per punto dove sono diretto, dove sono stato o dove andrò.

Se io mi sposto il cielo mi segue. Se il cielo si sposta io mi perdo.

Guardo le nostre mappe senza sapere che, chi le ha scritte, le ha già cambiate.

È tutto già passato, spostato, sbiadito, smosso. Inconsapevolmente cerco di mettere ordine,

di dare un senso, una continuità, una direzione, ma il tempo costringe a

modulare ogni cosa.

Ogni epoca ha in sé un ordine preferito, una traduzione soggettiva che rimescola ogni cosa. Ogni visione cambia lo spazio, ma l'essenza rimane la stessa e quell'essenza ha origini antiche. Anche se il passo vuole essere svelto, vuole stare al passo col passo, coi tempi,

compasso e con passione, rincorriamo il futuro e scordiamo ciò che ci ha portato

fino a questo punto.

 

 

La memoria cambia con l'esperienza e l'esperienza stessa cambia il soggetto.

La storia è esperienza e spesso si perde con il progresso.

Il passato, le tradizioni, le origini, sono divenute obsolete, e mano a mano che passano le epoche nascono nuovi metodi, nuovi strumenti di osservazione e nuovi nomi per catalogarli.

Invero ogni antico strumento di misurazione è tutt'oggi all’origine della tecnologia odierna.

E viene fuori così che l'essenza dell'attuale astronomia, a cui concorrono anche altre discipline che hanno permesso all'uomo di non perdersi nell'orientamento geografico, si basa su scoperte di duemila anni fa, su trattazioni astronomiche quasi del tutto dimenticate.

Pensiamo poi ai moderni GPS collegati ai vari satelliti orbitanti, che hanno preso il posto per esempio dei pregiati astrolabi, oppure agli Smart Watch che hanno sostituito meridiane e oggetti preziosi come gli orologi da taschino, oppure alle elaborate rappresentazioni dei calendari Maya divenuti quasi mito o ancora agli appunti su pietra nelle antiche mappe stellari Sumere.

I miei sono esempi di come l'uomo ha avuto la capacità di realizzare oggetti, pezzi unici, molto simili ad opere dove l'arte si somma alla scienza, alla religione, a tutta una serie di generi catalogati come tali, di una tale complessità e inventiva oggi poco paragonabile.

Perchè con l'avvento della tecnologia e le macchine robotiche, Arte e Scienza, in verità, non hanno più avuto un vero modo per collaborare.

La tecnologia con la sua riproduzione in serie ha annullato per così dire l'artigianato scientifico, eliminando l'aspetto più artistico e “sognatore” della scienza.

Ogni progresso raggiunto nel presente è sia la somma delle esperienze passate, che una sorta di tabula rasa delle stesse.

Questi gesti arcaici hanno invece creato le fondamenta per ciò che siamo oggi. E noi non ne siamo più consapevoli. Abbiamo dimenticato. E' il prezzo della conoscenza, del progresso o della vacuità delle conoscenze?

Chi ha il potere di stabilire dogmi unici, religioni, scienze apposite create per dare un fatuo senso di sicurezza e al contempo farci dimenticare persino di osservare il cielo?

Anche la conoscenza del cielo come metodo di orientamento è andata perduta.

La tecnica, il disegno, l’incisione su pietra, il fatto a mano, superato, perduto.

Come una fenice tutto è risorto dalle ceneri ma è divenuto altro, trasformato in altro, un nuovo ammasso di informazioni, metodi, futuri, materiali, sempre più rari, sempre più per pochi eletti.

E paradossalmente al contempo più accessibili per tutti.

Dai sacerdoti antichi agli scienziati futuri, in ogni epoca, in ogni dove, si cerca tra le stelle.

L'astrolabio, le mappe stellari Sumere, il calendario maya, la meridiana, l'orologio.

Figli di diverse generazioni, di secoli di conoscenza, di nobili studi tramutati in decorazioni da mercatino, oggetti ormai vuoti senza significato alcuno, superati e morti; la loro preziosità, l'elaborata concezione non solo scienti fica ma anche artistica delle forme, di quelle linee più contemporanee dell'odierno.

Restano oggetti perduti in un mondo di metallo e arti ficio, privo di personalità e quasi già superato.

Ma nonostante cambino gli strumenti di osservazione, cambino le generazioni di scienziati e filosofi, le domande che l'uomo pone al cielo sono rimaste le stesse.

E questo fatto crea ancora più domande.

E le risposte poi nei secoli non sono mai arrivate.

La differenza è che se non avessimo avuto ad esempio quelle linee che uniscono le stelle e ci danno una visione così metodica del nostro universo...

saremmo stati più liberi di sognare?” 

Exalt the Past / Survive the Future di Nicole Voltan