PIANO CIELO / PIANO TERRA

Foto di Simon D'Exéa

Piano Cielo / Piano Terra

mostra personale a cura di Gianluca Marziani

con catalogo Cambi Editore

Mucciaccia Contemprorary, Roma

"Una nuova galleria, una programmazione, una visione del mondo: alzi la serranda, accendi le luci e lo spazio, bianco per status e attitudine, inizia ad assorbire personaggi, storie, oggetti narranti. Hai la percezione minerale che il luogo metabolizzi un racconto con le sue trame, i suoi ancoraggi estetici, le sue traversate nei mari della visione. Diciamo che la fisionomia di una galleria risiede nel trovare un angolo di visuale, nell’evolvere gli archetipi, nel ricreare codici etici oltre l’estetica. In tal caso non dovremmo parlare di luogo espositivo ma di spazio visuale, ridimensionando la natura inorganica del contenitore, al contrario esaltando il bianco come base assorbente di tracciati sensoriali.

 

Nicole Voltan è una bella scommessa per Mucciaccia Contemporary di Giulia Abate. Colpisce il contrasto tra la giovane età dell’artista e la sua riflessione su temi filosoficamente complessi, ambiziosi per teoremi e processo creativo. NV osserva la dimensione macro dell’esistente, producendo analisi ramificate, seguendo un’estetica di rarefatta bellezza e aderenza al Pianeta, lungo soluzioni eterogenee che includono disciplina, talento minuzioso, controllo fisico del metodo, sublimazione visionaria.

Il legame tra il progetto e lo spazio si risolve fin dal titolo: una galleria su due livelli, piano su strada e primo piano, per accogliere un’azione tra TERRA e CIELO, una mostra divisa per ubicazione ma unita nel profondo: cielo sopra e terra sotto, impalpabile e fisico, dinamismo e staticità, macro e micro, futuro e passato...

NV immagina astronomie ad ampio spettro, conteggia il tempo sulla tabella dei miliardi di anni, affronta la mineralizzazione della materia e la tensione fossile dell’universo. Il suo pensiero non ha un vincolo al presente ma una prospettiva che s’irradia verso l’origine primordiale e il futuro cosmogonico. Una direzione ambiziosa che disegna progetti spugnosi, modulati attraverso stratificazioni, densità, aperture di senso, invenzioni coscienti. Potremmo assimilarla all’apocalisse letteraria di Antonio Moresco con il monolitico “Canti del Caos”: anche qui la visuale supera le problematiche del quotidiano e cerca risposte nel corpo mineralizzato, nel pensiero fossile, nei legami antropologici che diventano geologia calda. NV e Moresco percepiscono le empatie tra il pianeta e il corpo umano, le nuove morfologie che il tempo e il progresso stanno plasmando. Letteratura e Arte Visiva che agiscono tra una realtà tangibile e una plausibile, tra la certezza della domanda e la moltiplicazione delle risposte, in una lotta incessante tra ordine e caos, istinto e ragione, natura e artificio...

 

L’artista rimane il miglior demiurgo in circolazione, l’occhio mistico che immagina l’inimmaginabile, che rimodula l’esistente per creare soluzioni aperte. La sua vetta metaforica regala moloch simbolici con cui aprire domande interiori e dubbi condivisibili. Perché l’artista non offre risposte, a farlo ci pensano gli strati di memoria, le connessioni dirette o impervie, la qualità degli interrogativi disposti sul campo espositivo. Non dimentichiamolo davanti all’opera: siamo noi spettatori il completamento progettuale, l’altro lato di una dialettica agita e agitata. Siamo la parte necessaria per il dialogo aperto, per far aderire, finalmente, comunicazione e iconografia.

 

Una mostra con la fisionomia della graduale rivelazione

 

Piano TERRA prevede opere eterogenee per materiali e composizione, ognuna con una sua narrazione interna, come se il lavoro diventasse un piccolo teatro che esprime l’inaspettato e il sorprendente. Esemplare il lavoro “2.000.000.001” in cui vediamo, attraverso un minuzioso disegno a grafite su fasce separate, lo stato del Pianeta tra due miliardi di anni, ovvero, mutamento dei mari, movimenti tettonici e spostamenti delle placche continentali. Aggirandosi al piano terra si capta l’ambizione “architettonica” dell’artista, la sua attenzione al processo lento. Le opere manipolano materiali come la lava, il tufo e il ferro, ma anche i tessuti, il cotone e la luce partecipano alla creazione dei manufatti. Le materie danno forma sintetica a un pensiero visionario, si adattano ai codici progettuali, al punto da diventare soggetti narrativi compiuti, sorta di pianeti autonomi con una loro vita endogena. Per fare ciò serve, appunto, un’attitudine al lento costruire, alle cuciture metodiche, al tempo dilatato della forma mai definitiva. I materiali definiscono il corpo e lo spirito dell’opera, somatizzando il concetto attraverso l’azione artigianale dell’autrice. Un assetto manuale che include la pazienza e l’attesa nei caratteri genetici: l’artista come un architetto di abitazioni al centimetro, una sorta di ragno amazzonico che tesse ragnatele di conoscenza.

 

L’artista come architetto dell’invisibile e dell’interiore

 

Piano CIELO prevede uno spostamento verso gli strati atmosferici, l’aria, lo stadio gassoso. Un lavoro sul soffitto delinea lo stato narrativo della sezione: si tratta di 759 aghi che formano le 88 costellazioni del nostro cielo, offrendoci una trama respingente e attrattiva, in sintonia con la vitalità di un universo che è in perenne rigenerazione. Anche qui le varie opere definiscono una conduzione scientifica che si mescola con letteratura, mitologie alchemiche, esoterismi, leggende e ogni possibile analisi dell’universo. NV sconfina ma non si perde, semina su più campi e scandaglia senza pregiudizi. Agisce senza scientismi preconfezionati, senza culti assoluti, senza cabalismi d’accatto o misticismi deliranti. Adotta il tentativo finora mancante, l’ispirazione dietro il pragmatismo, lo slancio intuitivo a braccetto con l’erudizione.

 

Disvelare senza rivelare

 

La nostra artista non è mai dogmatica, preferendo scivolare nell’imperscrutabile e nel plausibile, toccando argomenti che offrono lampi iconici sulla vita dell’Uomo e del Pianeta. Il risultato parla di opere oltre il “genere”, oltre le normali classificazioni per stili, tecniche e linguaggi monolitici. I lavori somigliano alla natura meticcia di certa musica elettronica, e mi riferisco a un suono che riguarda il cosmo, le distanze astrali, l’ignoto del buio galattico. In particolare penso al progetto Drexciya di James Stinson, mago visionario morto giovane, autore di quattro album che raccontano un mondo subacqueo chiamato, secondo la leggenda stinsoniana, Drexciya. Qui, nel cuore dell’Oceano Atlantico, vivrebbe una comunità anfibia, nata quando alcune donne venivano gettate in mare durante le traversate che portavano gli schiavi dall’Africa al Nuovo Continente. I feti di queste schiave riuscirono a trasformarsi in corpi anfibi per poi diventare guerrieri di pace e armonia cosmica, guardiani delle galassie acquatiche, guide spirituali per accedere a nuovi livelli di conoscenza panteistica. La musica drexciyana raccoglie suoni astratti, prodromici, cellulari, metamorfici; così fa l’arte di Nicole Voltan, quasi un siamese di quel mantra sonoro, un architetto tellurico di matrici esemplari e rigenerazioni solide.

 

La scoperta di mondi dentro il mondo. La rivelazione dentro la rilevazione

 

Attraverso il tappeto sonoro si dilata l’ambientazione delle opere in mostra. Le sfioro qui in galleria ma le sento volare come fossili migratori, rapidissime o immobili a seconda della mia personale disposizione. Sono piccoli reattori in fase compressa, cellule energetiche che detonano in silenzio, dentro di noi, nei paesaggi interiori che attutiscono il rumore...

 

Le opere di NV sono oggetti alchemici dal fascino misterioso, frammenti di veggenza che assorbono la notte nel loro spirito metafisico. Instabilmente immobili, si lasciano osservare da ogni lato, come dei mandala cosmici che danno nuovi assetti alle ambizioni dello sguardo. Ci attirano da lontano, senza alcuna enfasi, simili agli orizzonti degli eventi collettivi... così lontane, così vicine, così simili ai nostri voli, ai nostri ponti sul domani, ai nostri viaggi impossibili (ma siamo sicuri che siano davvero impossibili?)..." 

 

Gianluca Marziani

Catalogo monografico Carlo Cambi Editore